"A Ersilia i giorni sono brevi e immersi nei fumi dell'inquinamento. Il freddo allunga le dita gelide sotto i cappotti alla ricerca delle ossa e l'asfalto è umido di una pioggia che è solo in pausa.

Il cuore di Ersilia è fatto di alti palazzi lucidi che non sembrano avere fine, le vette che sfumano via nella nebbia. Tutt'attorno, forme squadrate e muri scrostati tengono in ostaggio le persone che sognano di andarsene. Gli abitanti di Ersilia sono il suo sangue, scorrono per le vie, sulle strade, nei vicoli e la tengono in vita. Non può rinunciarci.

Ersilia si affaccia su un mare nero, in cui immergersi significa morire. Le navi vomitano container nel porto, e per ogni commercio legittimo ne esistono dieci, cento, mille senza nome. Quella è terra su cui nessuno può vantare diritti esclusivi, perché il porto è la bocca e da lì arriva il nutrimento che sfama tutti.

Il resto di Ersilia è diviso fra persone che credono di esserle padrone ma sono solo schiave. Perché è Ersilia a concedere loro di trafficare e uccidere, di arricchirsi e governare, di espandere i confini o farsi fagocitare dai nemici. La città aggancia il guinzaglio ai loro collari e li tiene in ginocchio ai suoi piedi perché continuino a venerarla.

Nelle parti segrete di Ersilia, però, accadono piccole ribellioni. Nascoste nella penombra ci sono mani che si cercano e che trovano forza in un intreccio di dita; ci sono parole soffiate sulla pelle ancora calda dal sonno, quando l'alba è un cerchio pallido nel grigio; ci sono confessioni e sguardi e tenerezze.
Un pensiero rivoluzionario: cercarsi perché insieme si è più forti.

Ersilia non lo sa, che dentro le si agita della bellezza. La soffocherebbe, potendo, che la bellezza è delicata e basta un attimo a distruggerla.
Ma quel segreto si difende mimetizzandosi fra le brutture, e nella sua fragilità trova la forza di sopravvivere un altro giorno."